Vi suggeriamo un fantastico itinerario attraverso la bellezze naturali visitando i castelli della provincia e posti di grande importanza archeologica. Enna: dalla rupe, ove sorgeva il tempio della dea Cerere al Castello di Lombardia una riposante passeggiata permette di spaziare con lo sguardo su larga parte della Sicilia orientale, fino al vulcano Etna che fu sede dei Ciclopi e venne cantato da Omero e da Virgilio. Uno sosta merita anche la Torre ottagonale di Federico Secondo all’interno della Villa comunale; né va trascurato il Museo del Palazzo Varisano con reperti, manufatti e gioielli di varie epoche.
Di fronte al capoluogo, ben visibile dal suo Belvedere, troviamo Calascibetta, costruita dagli Arabi su una altura (878 m.) già abitata nella preistoria. Della presenza umana rimane traccia nelle numerose necropoli con oltre trecento tombe a fornice e vari sepolcri ad ipogeo.
Una sosta merita Assoro i cui abitanti, come attesta Cicerone, si distinsero per l’energico coraggio con cui si opposero alle ruberie di Verre.
Ma è ad Agira che il turista trova l’atmosfera di una Sicilia autentica, non imbarbarita, per così dire, da discutibili ed improvvisate innovazioni. Vi domina la memoria di uno dei maggiori storici della grecità, Diodoro Siculo. Il suo mezzobusto è venerato come se si trattasse della statua di un santo. Di straordinaria suggestione i reperti greci e romani nonché la meravigliosa Chiesa normanna di S. Filippo. I buongustai potranno assaggiare la squisita cascatella. A Nicosia invece si può ammirare il tetto ligneo di San Nicolò, oggi Cattedrale, e la chiesa di Santa Maria, distrutta dalla frana del 1757, e successivamente ricostruita divenendo la grandiosa Basilica di Santa Maria Maggiore, e poi ancora, i tanti monumenti e chiese che oggi rendono Nicosia un vero gioiello.
Piazza Armerina, con la Villa Romana del Casale, il sito archeologica più importante della provincia, riconosciuto dall’UNESCO, accoglie ogni giorno migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo. I ben noti mosaici, tra cui le celebri fanciulle in bikini, sono tra le cose più belle di cui va giustamente fiera l’intera Italia. In agosto c’è il Palio dei Normanni dal forte richiamo turistico. E, ancora, perché non parlare delle gare in cui sfrecciano i bolidi attorno al perimetro del Lago Pergusa, nel quale qualche millennio addietro si esercitò il carro di Plutone con i suoi neri cavalli per il rapimento della vergine Proserpina. Oppure Aidone con Morgantina  e il suo teatro, in cui da qualche anno è ripresa la rappresentazione di spettacoli classici. Fondata dai Greci su una collina, distrutta da Ducezio nel 460 a.C. e ricostruita nella adiacente pianura dove se ne osservano le rovine, Morgantina venne riscoperta e restituita alla luce grazie alle ricerche avviate da Paolo Orsi nel 1912 e condotte a termine nel 1955 da Richiard Stillwell (Usa) e Erik Sjokvist (Svezia). I reperti di queste attività di scavo sono ora custoditi nel Museo Archeologico di Aidone, ove tra l’altro si trova il celebre Busto fittile di Proserpina.
E che dire della possente mole dell’inespugnabile Castello di Sperlinga, scavato nella roccia e così impressionante con le pareti a strapiombo sull’abisso della roccia. Le ripide scale intagliate nella roccia, rese sdrucciolevoli dall’erosione del tempo, conducono in cima, fino alla torre merlata dalla quale chi non soffre di vertigini si affaccia ad ammirare il vastissimo panorama circostante.
Con il verde dei boschi e con i prati inondati a primavera da milioni di fiori Enna ispirò le Metamorfosi di Ovidio e il Ratto di Proserpina di Claudiano.
Contrada Balati che fa di Pietraperzia un luogo davvero tutto da scoprire perché non c’è solo un enorme sedile, con tanto di spalliera e braccioli scolpiti nella pietra, ad accendere la nostra curiosità. C’è persino una piramide che tanto ricorda l’egizia di Zoser, a questa molto simile nei gradoni in pietra. E poi ancora le“comuni” tombe a grotti cella e il cosiddetto Cuddaru du Crastu, una torre scavata naturalmente nella roccia dagli agenti atmosferici che ha costituito, in epoche remote, l’allocazione perfetta per tre grosse cisterne.
Visitando gli scavi archeologici di Troina ci troveremmo di fronte ad una delle scoperte più importanti del secolo: Engyon, sede del tempio dedicato alle Dee Madri. E di questo tempio resta l’atrio, alcune stanze oltre ad altre parti oggi nuovamente interrate per mantenerne intatta la conservazione. Alla luce del sole, invece, ciò che resta dell’impianto termale del periodo romano e delle mura elleniche (IV- III secolo a.C.), così come in bella vista si erge l’Augustales a Centuripe, probabilmente edificio pubblico dell’età imperiale, così ricco di statue ed effigi degli imperatori. In entrambi le cittadine, Troina e Centuripe, troviamo tracce della vita indigena nelle tombe di cui le necropoli recano oggi solo mute cavità. A Barrafranca non si possono perdere, infatti, le tombe circolari ai Quattro Finaiti, dove sono stati ritrovati preziosi reperti come coltelli realizzati con la silice. Più “moderne” le tombe scoperte a Martorina e a Rocche: queste risalgono solo all’età Sicula, cioè al 1000 a.C. circa. Nella necropoli di Montagna di Marzo e di Monte Navone, invece, è possibile incontrare i colonizzatori greci, uomini che qui addobbarono le loro tombe secondo i costumi ellenici. A Catenanuova si possono visitare, oltre agli angoli suggestivi che si susseguono lungo tutto il centro abitato e le masserie di campagna, anche il Palazzo del Signore, edificio del XVII secolo. E’ possibile visitare a Cerami lungo il corso del fiume omonimo del paese i tanti mulini ad acqua, vera e propria prova di genialità idraulica del popolo arabo, e poi ancora la necropoli greca di Raffo o i ruderi bizantini a Raghali e i resti del castello. Ancora il castello di Gagliano Castelferrato chiamato Al Qasr el Hedid, ossia “castello di ferro”, un luogo che ci conduce proprio sotto l’imponenza della rocca che già migliaia e migliaia di anni prima aveva ospitato gli uomini dell’Età del Bronzo, proprio come testimoniato dalle necropoli, dalle grotte e dai tanti segni archeologici. Leonforte che oggi si lascia ammirare con tutte le sue chiese e il suo magnifico palazzo principesco, tanto grande da essere chiamato per molto tempo “castello”. Niente a che vedere, però, con il vero maniero detto del Tavi, decisamente molto più antico e meno ricco. Pensate che il Palazzo Branciforti, secentesco, contava ben 365 stanze! Nissoria e la sua Chiesa di San Giuseppe, chiesa e santo attorno cui gira quasi tutta la vita del paese. Una preghiera a bassa voce, ché tanto è il silenzio che circonda queste piazze, questi slarghi, questi belvedere sulla provincia ennese. Regalbuto e la scenografica quinta che chiude Piazza della Repubblica, dove la Matrice unisce il suo prospetto a quello del Palazzo del Municipio. Ed il suggestivo panorama che si apre in fondo alla collina, dove il lago Pozzillo riluccica tra la fitta vegetazione del parco, dando al paese un tocco per così dire alpino. Valguarnera sede di scavi archeologici in contrada Marcato dove sorgeva un villaggio già 4000 anni prima della nascita di Cristo. Da visitare, inoltre, la bella Chiesa Madre, dedicata a San Cristofero, ricchissima di preziose opere d’arte. E infine di Villarosa si può parlare della Chiesa Madre, dedicata a San Giacomo Maggiore, oppure del Palazzo Ducale, bell’esempio di architettura settecentesca.