Al visitatore, Leonforte appare come un presepe dominato dal Palazzo Branciforti che si erge imponente sulle caratteristiche viuzze e sulle casette più antiche del nucleo abitativo. La città è situata al centro del sistema montuoso degli Erei a 600 metri s.l.m. e dista 22 km da Enna. Leonforte fu fondata, su licenza del 30 ottobre 1610 della Regia Curia, dal barone di Tavi Nicolò Placido Branciforti, sul cui stemma gentilizio troneggiava un leone coronato d’oro. Il barone pensò di sfruttare al massimo le potenzialità del fertile territorio, ricco di acque e di mulini e chiamò la città Leonforte in omaggio al blasone della sua casata, nella cui storia si racconta di un tale Obizzo che nell’anno 802, quando Carlo Magno guerreggiava contro i Longobardi, si trovava nell’esercito carolingio in qualità di alfiere porta bandiera. Nella battaglia fu assalito da tre nemici che gli mozzarono le mani nell’intento di impossessarsi della bandiera, ma Obizzo abbracciò con i moncherini la gloriosa insegna e resistette fino all’arrivo dei soccorsi. Carlo Magno, ammirandone il coraggio, lo ricompensò ordinando che la famiglia di lui assumesse il nome di Branciforti, da brachiis fortibus e che lo stemma gentilizio fosse un leone con una corona d’oro che con i moncherini sostiene l’orifiamma spiegata (l’attuale stemma della città).
Quasi sicuramente l’organizzazione urbanistica della città fu seguita personalmente dallo stesso Branciforti, uomo di prestigio e di buon gusto, che, con la fondazione della nuova cittadina, acquistò potenza politica ed incrementò le sue risorse economiche, grazie ad un riuscito piano agricolo ed industriale.
Con l’ausilio di architetti e maestranze romane e palermitane, il piano urbanistico fu realizzato con precisi schemi rinascimentali ed arricchito, con molte chiese e fontane, di uno stile barocco lineare e delicato. Il possedimento fu elevato al rango di principato nel 1622.
Per oltre due secoli i Branciforti governarono la città e vi dimorarono, sia pure stagionalmente.
La città si ingrandì subito e, oltre all’agricoltura, si svilupparono attività artigianali connesse alla produzione di manufatti in terracotta e alla concia delle pelli, produttive come la gualchiera di panni di feltro e nell’Ottocento sorsero anche una filanda ed alcune miniere di zolfo. Nel 1852 la città ed ogni beneficio furono acquistate dal conte Li Destri di Bonsignore, che si trovò a dover gestire gli eventi che videro la cittadina protagonista delle lotte per l’indipendenza e l’unità d’Italia.